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venerdì 12 maggio 2023

La transizione ai veicoli elettrici non si ferma più. L’Italia è indietro, ma passerà anche questa







Questo mio post sul "Fatto Quotidiano" del 30 Aprile 2023 ha avuto un notevole successo, perlomeno a giudicare dal numero dei commenti (428 al momento). L'auto elettrica suscita un notevole interesse e, in alcuni, un odio viscerale che si esprime con dei commenti che vanno dal ridicolo all'incomprensibile. Comunque, stiamo andando avanti



Esce in questi giorni il nuovo rapporto dell’International energy agency (IEA) sulle tendenze del mercato dei veicoli elettrici. In breve: la transizione verso l’elettrico nel mondo è partita e ormai non si ferma più.

Stiamo vedendo una crescita esplosiva che porterà i veicoli elettrici a dominare il mercato in pochi anni: ci si aspetta che la produzione di veicoli elettrici supererà quella dei veicoli termici entro il 2030, anche se la sostituzione totale di quelli termici circolanti richiederà più tempo. In questo momento, la crescita è in gran parte condotta dalla Cina. Segue la Germania, anche lì con una crescita rapida. Altri mercati sono un po’ più indietro, ma sono tutti in crescita.

In parallelo alla crescita delle vendite, vediamo anche la crescita delle infrastrutture e lo sviluppo di nuove tecnologie. La diffusione dei veicoli elettrici va in parallelo con quella dell’energia rinnovabile, con la prospettiva di una sinergia che ci aiuterà a superare il problema dell’intermittenza della produzione. I veicoli elettrici non sono solo dei consumatori di energia, ma le loro batterie possono funzionare come sistemi di accumulo, fornendo energia alla rete quando necessario, oppure facendo da generatore di emergenza in caso di black-out. E’ una possibilità ancora da esplorare, ma che si sta già proponendo in termini concreti.

Allo stesso tempo, nuove tecnologie per le batterie promettono di superare il problema di una possibile futura carenza di litio. Stanno nascendo impianti per il riciclo del litio, si stanno diffondendo batterie al litio che usano ferro invece di cobalto come elemento ausiliario, e le nuove batterie al sodio si stanno affacciando sul mercato. Se diventano comuni, il problema della carenza di minerali critici cesserà di porsi: il sodio è fra i metalli più abbondanti nella crosta terrestre.

Si tratta a questo punto di superare il segmento di mercato che ha dato inizio alla transizione verso l’elettrico, quello delle auto di alta gamma, tipo la Tesla. Non è un caso che si sia partiti da quel settore, dove le industrie automobilistiche hanno trovato la possibilità di fare maggiori profitti. Ma è una strategia che ha dato origine alla leggenda che le auto elettriche siano necessariamente più costose di quelle termiche. Non è così. E’ tipico delle innovazioni che all’inizio siano più care delle tecnologie che sostituiscono, ma a lungo andare i veicoli elettrici sono destinati a costare meno di quelli termici a parità di prestazioni: sono più semplici, usano meno risorse, e durano più a lungo.

Adesso, dobbiamo muoverci verso la diffusione della trazione elettrica nei veicoli più comuni e diffusi: utilitarie, veicoli da trasporto, mezzi speciali, e autobus. E’ una tendenza che stiamo già vedendo.
Questo rapido sviluppo tecnologico sta sparigliando molte certezze che non sono più tali. L’IEA parla di qualcosa come 5 milioni di barili di petrolio al giorno che in qualche anno non avranno più mercato a causa dell’introduzione dei veicoli elettrici. Non è tantissimo rispetto ai circa 90 milioni di barili al giorno prodotti oggi nel mondo, ma è comunque l’inizio del declino dell’“era del petrolio”. E’ un declino ormai reso inevitabile dal graduale esaurimento dell’ultima risorsa petrolifera che sembrava abbondante, il petrolio di scisto americano. Il passaggio alla trazione elettrica renderà il declino più rapido. Potrebbero anche finire le “guerre per il petrolio”? Perlomeno, lo possiamo sperare.

L’Italia, come al solito, è indietro sia in termini di diffusione dei nuovi mezzi, sia in termini di produzione dal parte dell’industria nazionale. Ci deve essere qualche ragione profonda per il rifiuto di questa innovazione che ci mette ai margini di una tendenza planetaria. Forse è il risultato di una martellante campagna anti-elettrico sui media sponsorizzata non si sa da chi, ma che è stata efficace a convincere molte brave persone che i veicoli elettrici hanno problemi che in realtà non esistono. Tipo che prendono fuoco facilmente, che non funzionano quando è freddo, che sono più inquinanti di quelli termici, e persino che non sono adatti per andare a trovare la zia che sta male. Ma anche questo passerà: certe rivoluzioni non si possono fermare.


venerdì 3 aprile 2020

A proposito di crassa Ignoranza, e come vantarsene anche




Qui di seguito, un commento che ho ricevuto al mio ultimo post sul Fatto Quotidiano. Che vi devo dire? Quando uno non ha capito nulla e se ne vanta anche, cosa gli vuoi rispondere? Meglio che lasciarlo tranquillo, non saprei cosa fare. 



11 ore fa
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Postilla per il signor Bardi e per gli appassionati di modelli... Quando si afferma che i modelli sono "utilissimi", bisognerebbe fornire qualche esempio e qualche argomento... Magari il signor Bardi potrebbe dedicare il prossimo articolo alla questione e spiegare allo sprovveduto cittadino la necessità di pensare secondo modelli. Secondo me tale utilità è molto dubbia. C'è qualche ente o istituto che sta facendo un uso fruttuoso di queste esercitazioni accademiche di modellistica? Anche le previsioni meteorologiche sono basate su raffinati modelli matematici e sicuramente possiamo considerarle utili da vari punti di vista... Ma, oltre a suggerirci di prendere l'ombrello quando dobbiamo uscire, non evitano i disastri se il dissesto idrogeologico ha deciso di produrre frane, inondazioni e simili dettagli... Inoltre, per tornare all'epidemia, che significa utilizzare un modello? Dobbiamo pensare che i dati della Lombardia si adattano al modello come quelli della Toscana o del Lazio? Non sono galassie tanto distanti, eppure pare che gli effetti dell'epidemia siano molto diversi... E l'Italia nel suo insieme o gli USA forniscono le stesse conferme alla modellistica del Kenia o della Colombia? Infine, nessuno dei modelli citati prende in considerazione il concetto di CONNESSIONE, che sembrerebbe essenziale... Insomma, prima di proclamare - con inopportuno e infondato compiacimento - l'utilità dei modelli, raccomanderei un po' più di realismo, umiltà e serietà... 





lunedì 21 agosto 2017

Clima: Il problema con i grafici



Il tweet di cui sopra arriva da Claudio Cerasa, direttore de "Il Foglio". Di lui, leggiamo:

Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio da dieci anni e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

E, aggiungiamo, non sa interpretare un grafico cartesiano. Il problema è che non è il solo.