sabato 26 maggio 2012

Sul ritorno dei limiti dello sviluppo

Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti. 




Quaranta anni dopo, “I limiti dello Sviluppo” torna a fare notizia. Prima o poi, qualcuno doveva pur notare che la crisi economica che stiamo vedendo intorno a noi è qualcosa che ricorda in modo inquietante lo scenario “caso base” dello studio dei Limiti del 1972. Alla fine qualcuno lo ha fatto. Ecco un mio commento sull'evento pubblicato su "Financialsense" il 4 Aprile 2012.


IL PUBBLICO SI RISVEGLIA RIGUARDO AI LIMITI DELLO SVILUPPO

Di Ugo Bardi

Recentemente, il Web è stato in fermento intorno a uno studio del MIT che prediceva un “collasso economico globale” a partire dal 2030. Ugo Bardi, che di recente ha pubblicato il libro The Limits to Growth Revisited, condivide i suoi punti di vista sullo studio e le sue implicazioni.







Quest'anno, ricorre il quarantesimo anniversario del controverso studio “I Limiti dello Sviluppo” condotto originariamente nel 1972. E' stato sponsorizzato dal gruppo di esperti chiamato “Club di Roma” e realizzato da un gruppo di ricercatori  del MIT, condotti da Dennis Meadows, che hanno usato i più potenti computers del tempo. Usando dati che risalivano nel tempo di centinaia di anni, hanno creato un modello a lungo termine delle grandi tendenze globali tenendo conto di esaurimento delle risorse, tassi di nascita e di morte, crescita della popolazione, inquinamento e cibo pro capite (vedi immagine).

E' stato un tentativo audace che, usando metodi innovativi, ha mostrato la crescita economica vissuta fino ad allora sarebbe stata impossibile da mantenere oltre i primi decenni del ventunesimo secolo. Non è stata una profezia di sventura, ma un avvertimento che comprendeva modi e metodi per evitare il declino indicato dai calcoli. Ma non è stato capito. Dopo un momento di intenso interesse durato pochi anni e che ha portato lo studio a diventare molto conosciuti al grande pubblico, sono arrivate forti reazioni negative. Negli anni 80 e 90, lo studio è stato attaccato, demonizzato e ridicolizzato in tutti i modi possibili. L'apparente fine della crisi petrolifera alla fine degli anni 80 e la conseguente e generale ondata di ottimismo hanno consegnato lo studio dei Limiti al bidone della spazzatura delle idee scientifiche “sbagliate”, insieme ai dinosauri di Venere e all'evoluzione del collo delle giraffe secondo Lamarck. Leggende metropolitane sugli “errori” dello studio dei Limiti sono ancora comuni oggi, nonostante non siano altro che leggende.

Ma , col cambio di secolo, l'atteggiamento generale sembra stia cambiando. Nel 2004, alcuni degli autori della versione originale dei “Limiti” hanno pubblicato "Limits to Growth; The 30-Year Update", confermando i risultati del precedente studio del 1972. Nel 2011, Ugo Bardi ha pubblicato "The Limits to Growth Revisited" (Springer) che ripercorre l'intera storia dello studio, dal suo inizio alla demonizzazione fino alla nuova tendenza di rivalutazione. Nel 2008, il fisico Australiano Graham Turner (1) ha confrontato i dati del mondo reale con quelli dello scenario del “caso base” dello studio originale del 1972, trovando una buona concordanza. Un risultato impressionante tenendo conto che lo scenario copre più di tre decenni! Questi sono solo esempi del ritorno di interesse sui vecchi Limiti che ora sono percepiti come sempre più rilevanti per noi, specialmente di fronte alla crisi economica in corso.

Oggi, con il quarantesimo anniversario del primo libro, il ritorno di interesse sui Limiti sembra letteralmente esplodere. Il 6 Marzo del 2012, la rivista dello Smithsonian ha pubblicato un commento citando il lavoro di Turner (2). Il pezzo dello Smithsonian è stato ripreso il 4 Aprile da  Eric Pfeiffer su Yahoo news (3), il che sembra essere la prima apparizione dello studio sulla stampa mainstream del ventunesimo secolo (dal 5 Aprile ha ricevuto oltre 13.000 commenti!).

Sfortunatamente, il pezzo di Pfeiffer è pieno di imprecisioni ed errori. Fra questi, Pfeiffer dichiara che “questo post è stato pubblicato per riflettere sul fatto che il MIT non ha aggiornato la sua ricerca dallo studio originale del 1972”, il che non è vero: lo studio è stato aggiornato due volte, nel 1992 e nel 2004. Poi Pfeiffer dice che “lo studio diceva che la crescita illimitata è ancora possibile se i governi mondiali attuassero politiche ed investissero in tecnologie verdi che ci aiuterebbero a limitare l'ampliamento della nostra impronta ecologica”, mentre lo studio diceva esattamente il contrario: cioè che la crescita economica illimitata è impossibile e che le tecnologie verdi ed altre forme di politica potevano al massimo evitare il collasso.

Il testo di Pfeiffer mostra come sia difficile, ancora oggi, capire lo studio dei Limiti. Tuttavia, è un'importante pietra miliare della percezione pubblica che certe tendenze che stanno avendo luogo sono insostenibili. La rinnovata diffusione dello studio potrebbe portare a riconsiderare le idee proposte come modi per evitare il collasso nello studio del 1972 (e ripetuto nelle edizioni successive). Abbiamo perso quarant'anni che potevao essere usati per prepararci per quello che vediamo accadere oggi nel mondo dell'economia ma, forse, non è troppo tardi per fare qualcosa per ridurre l'impatto della crisi. Il futuro non può essere mai predetto esattamente, ma possiamo essere preparati ad esso, e lo studio dei Limiti,  e le sue versioni successive, ci possono essere di grande aiuto in questo.

Riferimenti

1.Graham Turner (2008). "A Comparison of `The Limits to Growth` with Thirty Years of Reality" . Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO)
2. http://www.smithsonianmag.com/science-nature/Looking-Back-on-the-Limits-of-Growth.html#ixzz1rCjl1Wn4
3. http://news.yahoo.com/blogs/sideshow/next-great-depression-mit-researchers-predict-global-economic-190352944.html