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giovedì 18 febbraio 2016

Avere figli è terribile per l'ambiente, quindi non ne avrò

Da “The Washington Post”. Traduzione di MR (via Population Matters)

L'esplosione della popolazione e il cambiamento climatico sono collegati. Voglio fare la mia parte 

Di Erica Gies 

(iStock)

“Hai dei bambini?”

E' una domanda che mi hanno ripetutamente fatto nei miei viaggi, in quanto ovunque le culture celebrano i bambini e la capacità delle donne di farli. Io no, né lo pianifico, per ragioni sia personali sia ambientali. Ma non volendo innescare uno scambio imbarazzante, di solito nicchio con un “non ancora”. Ho trovato difficile giocare in anticipo riguardo alla mia scelta, perché citare la sovrappopolazione è stata una pericolosa area di conversazione. Dopo tutto, la maggior parte delle culture hanno tradizioni fondate in una qualche versione del “crescete e moltiplicatevi” biblico.

Ma esortazioni del genere sono venute molto prima che la popolazione mondiale si impennasse nel XX secolo da 1,6 miliardi nel 1990 ai 6,1 miliardi del 2000, prima che il cambiamento climatico cominciasse a fondere i ghiacciai che forniscono acqua potabile a miliardi di persone. Oggi, i livelli del mare aumentano, minacciando coloro che vivono nelle città costiere e rendendo salate le falde acquifere. L'insicurezza idrica causata in parte dalla pressione della popolazione ha un ruolo nei conflitti armati, come nella guerra che sta decimando la Siria. Stiamo spingendo le altre specie verso l'estinzione ad un ritmo 1.000 volte più alto di quello pre-umano, cosa che è sicuro che ci condizionerà in modi che non comprendiamo ancora.

Gli ottimisti tecnologici sono convinti che l'ingegno umano ci salverà, come la Rivoluzione Verde ha raddoppiato i rendimenti agricoli. Ma mentre le persone stanno lavorando per rendere le attività umane più sostenibili, aumentare la popolazione vanifica il loro impatto. Considerate i requisiti di efficienza degli elettrodomestici in California, che hanno ridotto il loro uso di energia solo al 25% di quello di 40 anni fa. Sfortunatamente la popolazione della California è quasi raddoppiata in quel periodo, quindi il consumo di elettricità si è spostato di poco. Altri sostengono che il consumo è un problema più grande della popolazione. Dopotutto, l'impatto di carbonio di un bambino nato negli Stati Uniti (compresi i suoi discendenti) è più di 160 volte l'impatto di un bambino nato in Bangladesh. Tuttavia, popolazione e consumo sono collegati. La storia mostra che la rapida crescita della popolazione di solito è seguita da un periodo di aumento di consumo pro capite come quella che stiamo vedendo ora in Cina. Inoltre, la globalizzazione sta portando espansione urbana, proprietà di automobili, una mentalità usa e getta e una dieta con più carne per miliardi di consumatori in più che attualmente non se lo possono permettere. E alla fine, le azioni per rendere verde lo stile di vita di qualcuno sono meno efficaci dell'avere meno bambini. Una donna americana che guida un'automobile che consuma meno, che migliora l'efficienza energetica della propria casa, che ricicla e fa cambiamenti dello stile di vita simili risparmierebbe 486 tonnellate di CO2 durante il corso della sua vita, mentre scegliere di avere un figlio di meno ne farebbe risparmiare 9.441 tonnellate.

Se non riduciamo il nostro numero in modo proattivo, lo farà la natura al posto nostro, in modo duro ed improvviso, attraverso malattie, carestie, siccità, super tempeste o guerre. Non sostengo una politica mondiale del “figlio unico” o sterilizzazioni autoritarie. Piuttosto, la chiave per ridurre la popolazione è l'educazione delle ragazze e l'accesso al controllo delle nascite. Ciò è stato piuttosto efficace in paesi sviluppati e in paesi in via di sviluppo, come Thailandia e Vietnam, stanno cominciando a mostrare a loro volta tassi di fertilità in declino. Ma abbiamo ancora bisogno di un cambiamento degli atteggiamenti sociali. Le persone si comportano come se la mia scelta sia pericolosamente sovversiva ed una minaccia. Famiglia, amici ed stranieri mi hanno detto che sono egoista. Che non so cosa mi perdo. Che lo rimpiangerò quando sarò vecchia e nessuno si prenderà cura di me. Che in qualche modo sono manchevole perché amo il mio gatto piuttosto che un bambino. Che sono ipocrita perché anche il mio gatto ha un'impronta ecologica. Ma l'americano medio contribuisce per 17 tonnellate all'anno di carbonio nell'atmosfera. E, mentre non conosco effettivamente l'impronta ecologica del mio gatto, questo avrà una vita più breve di quella di un bambino, di sicuro non procreerà e non avrà l'abitudine di guidare, volare, riscaldare la casa o comprare apparecchiature elettroniche che richiedono molte risorse.

Ho scritto per la prima volta della mia decisione nel 2011, quando ho notato che che la popolazione mondiale era raddoppiata nel corso della mia vita, fino a 7 miliardi. Mentre alcune risposte sono state negative, comprese persone che mi hanno detto che mi devo uccidere (quindi se stavate pensando di farlo, non ce n'è bisogno!), altre persone mi hanno ringraziata per aver articolato i loro punti di vista. Molti non sono occidentali, come l'uomo di 29 anni che ha detto che la lotta per la sopravvivenza nell'India sovrappopolata lo ha portato a decidere di non avere figli, un punto di vista che è un anatema per la sua famiglia. “A differenza dell'occidente dove non avere figli è visto come un atto di egoismo”, ha scritto, “gli indiani pensano a questo come ad un fallimento personale completo”. Nel suo trattato classico “Sulla libertà”, John Stuart Mill ha sostenuto che il tuo diritto di fare ciò che vuoi finisce nel punto in cui questo viola i diritti di qualcun altro. Direi che, data la nostra popolazione estrema, avere più di due figli, il livello di sostituzione di una coppia, lede la libertà altrui utilizzando la loro parte di risorse. Eppure, gli incentivi del governo sono asimmetrici, offrendo riduzioni delle tasse per la riproduzione, penalizzando pertanto le persone senza figli. Questo deve cambiare. Le persone senza figli biologici possono dare ancora molto alla generazione successiva. L'adozione fornisce l'amore necessario e la stabilità ad un bambino che c'è già. Sono stata adottata, come lo sono stati due dei miei nipoti. E in anni recenti sono diventata una madre adottiva di due bambini intelligenti, caldi e divertenti. E' un ruolo illuminante ed impegnativo, che mi spinge a crescere mentre mi sforzo di essere un'influenza positiva sulle loro vite. Quando considero il loro futuro e il pianeta sano di cui hanno bisogno per prosperare, spero che continueremo a passare ad una maggiore accettazione sociale del fatto di non avere figli, a migliori politiche di governo e un'educazione più diffusa per le donne come percorso soft per ridurre il nostro numero. Per una qualità di vita ottimale, dobbiamo essere di meno.

domenica 4 maggio 2014

Qual è la tua impronta di carbonio e da dove viene?

Da “Skeptikal Science”. Traduzione di MR

Di Marcin Popkiewicz

Quando ho appreso per la prima volta che un europeo medio è responsabile di emissioni di quasi 10 tonnellate di biossido di carbonio all'anno (e un americano del doppio di quella quantità) sono rimasto molto scioccato.

Volevo sapere quanta di questa impronta di carbonio è collegata ad attività particolari: riscaldamento, guidare la macchina, viaggiare in aereo, produzione di cibo e beni, consumo casalingo di elettricità, ecc. Volevo sapere come è collegata la mia impronta di carbonio alla media del mio paese, degli stati Uniti, della Cina o dell'India. Il mio livello di emissioni era sicuro per la Terra o sembravano piuttosto le tracce di Godzilla? E più di tutto, volevo sapere quali cambiamenti nella mia vita avranno un reale impatto, non solo un miglioramento del mio stato d'animo. Ho lottato per ridurre la mia impronta di carbonio, quindi queste informazioni erano cruciali per prendere decisioni informate.

Se avete pensieri simili, il modo migliore per risponder loro è quello di usare un Calcolatore personale di impronta di carbonio, attrezzo ufficiale del Ministro dell'Ambiente polacco per la conferenza dell'ONU COP14 sul clima (c'è anche una versione locale del calcolatore, potete scaricarla qui, installando prima Adobe AIR). Il calcolatore tradurrà il vostro stile di vita in impronta di carbonio totale, divisa in diverse categorie e mostrata in una forma grafica chiara.


Illustrazione 1. Stile di vita americano: reddito medio statunitense doppio, casa in periferia, SUV, dieta carnivora e viaggi aerei frequenti danno 37 tonnellate di emissioni di CO2 all'anno. 

Il calcolatore mostra anche come cambierebbe la vostra impronta di carbonio dopo alcuni cambiamenti nel vostro stile di vita. 


Illustrazione 2. Stile di vita americano riconsiderato:metà dello stipendio medio statunitensem appartamento in città, bicicletta e trasporto pubblico, dieta vegetariana locale e nessun volo riducono l'impronta a 9 tonnellate di CO2 all'anno. Escludendo le emissioni che non si possono controllare (barra gialla in basso, che rappresenta le emissioni legate alla costruzione e alla manutenzione di strade, gallerie e ponti, illuminazione delle città, amministrazione, esercito e polizia, servizi di soccorso, cliniche ed ospedali, chiese, musei, approvvigionamento d'acqua e sistemi fognari, scuole, ecc.) le emissioni personali si riducono a poco più di 5 tonnellate di CO2/anno. 

Controllate le vostre emissioni e vedete cosa potete fare per ridurre la vostra impronta di carbonio. Fate un esperimento: guardate quali cambiamenti del vostro stile di vita sarebbero necessari per ridurre la vostra impronta fino alla media mondiale (5 tonnellate di CO2/anno). Per me è stata un'esperienza davvero illuminante.

Mi sono reso conto di quante fonti di emissione ci sono e che vivendo in un paese sviluppato è molto difficile ridurre le emissioni – non c'è nessuna bacchetta magica. Mi sono anche reso conto che nel mio tentativo di ridurre la mia impronta di carbonio, spesso mi stavo prendendo in giro, facendo le cose facili, non quelle efficaci.

Uso spesso il calcolatore durante le mie lezioni e laboratori. Di solito simulo una persona che vive uno “stile di vita americano” (diciamo, il signor Jones) e chiedo quindi ai partecipanti al laboratorio di consigliare al signor Jones cosa dovrebbe fare per ridurre la sua impronta in modo significativo. Il primo consiglio di solito è una casa energeticamente efficiente. Ma poi le cose diventano difficili, perché le persone sentono che al signor Jones non necessariamente piacciano i loro consigli: smettere di volare, non usare la macchina (o vendere il SUV e comprare qualcosa di più piccolo molto più efficiente energeticamente – e guidare di meno!), frenare i consumi, smettere di mangiare carne, fare docce anziché bagni e non usare l'aria condizionata.

Il signor Jones, disposto a conservare sia il suo stile di vita ad alto consumo ed un'immagine di buon cittadino responsabile, potrebbe essere tentato l'intero problema passando ad un altro argomento, negare il problema stesso o dire che le sue emissioni sono solo una piccola parte insignificante del problema (o usare numerose altre scuse ben conosciute per non cambiare niente).

Mi sono interrogato molto su questo ed ho deciso che fare del mio meglio per limitare “l'altezza della barra dell'impronta di carbonio” sia la cosa giusta da fare (ora è intorno alle 5,8 tonnellate/anni). Ci sono alcune ragioni per questo:

  • Ci sono punti di non ritorno nel sistema climatico. Potrebbe esserci una tonnellata che sarà “una tonnellata di troppo”. 
  • Una minore impronta di carbonio significa spendere meno, portando così al risparmio anziché al debito, a meno pressione alla rincorsa ai soldi e più tempo per le cose realmente importanti della vita. Sono molto felice di questo atteggiamento. 
  • Perseguire un consumo felicemente egoistico ora, a costo dell'estinzione di innumerevoli specie e di un futuro catastrofico per i nostri figli è un atteggiamento basato su un'etica che non condivido (be', è la mia opinione, alcuni potrebbero pensarla diversamente). 
  • Credibilità: se dici agli altri che dobbiamo ridurre le emissioni mentre guidi un SUV, voli in lungo e in largo e compri un sacco di cose, sarai percepito come un ipocrita. Questo farà più danni che guadagni. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti (l'espressione inglese è molto più bella: “we have to walk the talk”, ndt). 
  • Abbiamo una tendenza naturale a dimenticare le cose sconvenienti. Ponendo costantemente in alto nella lista della nostra agenda il “problema dell'impronta di carbonio” lo incorporiamo e lo solidifichiamo, ci educhiamo e cambiamo il modo di vedere il mondo e le nostre priorità. Ciò influenza anche le nostre decisioni non solo nelle nostre vite personali, ma anche nei luoghi di lavoro.  
  • Cambiare l'atteggiamento personale aiuta a cambiare l'atteggiamento generale. Se ci sforziamo noi stessi per un mondo a basse emissioni di carbonio, influenziamo le nostre famiglie, gli amici ed altre persone che incontriamo. In questo modo non spingiamo il clima verso il punto di non ritorno ma la risposta della società alla crisi. 
  • Spendendo i nostri soldi influenziamo ciò che si espanderà e ciò che si contrarrà: sosteniamo il trasporto pubblico, la produzione di apparecchiature energeticamente efficienti e soluzioni a bassa intensità di carbonio, non le aziende che sfornano prodotti business-as-usual.
  • Il cambiamento degli atteggiamenti significa un passaggio culturale che porta al cambiamento delle politiche pubbliche. Come esempio, chi guida un SUV avrà la tendenza a richiedere combustibile a buon mercato e la costruzione di altre strade. Una persona che va in bici ed usa i trasporti pubblici si aspetterà cambiamenti in un'altra direzione. Più persone che richiedono di rivolgersi ad un'economia a minore intensità di carbonio ci daranno una migliore possibilità che alla fine questa verrà adottata. 

Quindi, dal mio punto di vista, dovremmo ridurre la nostra impronta principalmente non perché questa riduca il consumo di combustibili fossili, ma perché questo ci aiuta ad abbracciare il problema, incoraggia l'auto-educazione, cambia la nostra visione del mondo, stimola i cambiamenti culturali intorno a noi ed influenza la prospettiva e le politiche pubbliche.

Vivere una vita a bassa intensità di carbonio in un paese industrializzato non è facile. Inoltre, ridurre le emissioni al di sotto di 1 tonnellata/anno (raccomandato fino al 2050 con l'infrastruttura attuale è quasi impossibile. Dobbiamo ri-svilupparla. Il calcolatore ci permette di verificare il nostro impatto sul pianeta date le altre fonti di energia, i cambiamenti nell'industria e i trasporti.

Ma non aspettate che accada da sé. Riducendo la nostra impronta stimoleremo la transizione. Rimanendo attaccati alle vecchie modalità manteniamo lo status quo.