sabato 21 febbraio 2015

Ma non è che la crescita dei ghiacci Antartici compensa la perdita di ghiaccio nell'Artico?

Sembra proprio di no.




Da "Neven"

Completamente fuori di testa: il cambiamento climatico come è visto negli Stati Uniti

Da “Ruminator”. Traduzione di MR

Di Adam Dawson

Tanto per discutere, diciamo che siate dei lobbisti di 56 anni della Camera di Commercio, che è una associazione con sede a Washington DC che influenza i legislatori per conto di enormi multinazionali. Ogni mattina vi svegliate con la sveglia del vostro Smartphone, un miracolo della tecnologia che vi dà facile accesso ad ogni dannato frammento di informazione del mondo. Entrate in cucina per la colazione e mentre mangiate accendete il vostro televisore, fate un giro fra le centinaia di canali disponibili e decidete di fermarvi sul notiziario.

Poi vi fate la doccia con l'acqua resa bollente da un boiler allo stato dell'arte di alta efficienza che può scaldare fino a 50 galloni d'acqua con una spesa energetica a malapena rilevabile. Vi vestite con un abbigliamento adatto al lavoro a Capitol Hill, uscite di casa ed entrate nella vostra macchina. E che macchina! Ha una telecamera posteriore che si accende e visualizza sul cruscotto cosa avete dietro quando siete in retromarcia. C'è un cicalino che scatta quando cominciata ad uscire dalla vostra corsia e a finire in quella di altri. Ha freni antibloccaggio, un telaio rinforzato in acciaio, zone  deformabili che aiutano ad assorbire la forza di una collisione in caso facciate un incidente e, nel caso che lo facciate, ci sono diversi airbag capaci di proteggere ogni parte del vostro corpo.

Mentre guidate per andare al lavoro, la vostra macchina vi dà automaticamente un bollettino sul traffico e vi fa sapere se c'è un grosso ingorgo sula vostra normale via per raggiungere il lavoro. Usando la tecnologia GPS, il vostro display vi indica una via alternativa per giungere al lavoro, fornendovi istruzioni audio di modo che possiate continuare a guardare la strada. Mentre fate la vostra deviazione, vedete il vostro assistente personale attivato acusticamente prenotare una vacanza per voi e vostra moglie alla Bahamas. Poi prendete un appuntamento col vostro medico così potrete avere un'altra ricetta che ha aiutato a sistemare i problemi di rigidità che avete avuto con ciò che vostra moglie chiama “il vecchio bingbong” (E' tutto a posto, Avete 56 anni, Succede ai migliori di noi). Arrivate al lavoro appena in tempo per il vostro brifing del mattino e, mezz'ora dopo, avete un incontro con un deputato, dove lo guarderete dritto negli occhi e gli direte che la scienza è una cazzata.

Questa potrebbe sembrare un'incoerenza a tutti voi, ma dovete capire che in America ci sono due diversi tipi di scienza. C'è la scienza che è vantaggiosa per le multinazionali, che buona, giusta e solida come una roccia. E' quella degli Smartphone, dei boiler, del GPS, del televisore a schermo piatto da 62 pollici e 700 canali, delle pillole per l'erezione e ancora e ancora. E poi c'è la scienza che costa soldi alle multinazionali, che è fraudolenta, truffaldina e puro gibberish. Sotto la seconda definizione ci sono cose come la climatologia, le misurazioni dell'inquinamento, l'oceanografia ed altre discipline che potrebbero fottere i margini di profitto ai produttori di energia e al settore manifatturiero.

Naturalmente, la Camera di Commercio sa dannatamente bene che il cambiamento climatico è reale, lo sa anche l'American Petroleum Institute, lo sa la lobby americana del carbone, quella del gas e lo sanno i fratelli Koch (noti finanziatori del negazionismo climatico americano, ndt.). Lo sanno tutti. Semplicemente non gliene frega una mazza. Fregarsene significherebbe alterare i loro modelli di business e questo semplicemente non accadrà. Per quanto riguarda queste persone, qualsiasi conseguenza che provenga dal danno ambientale avverrà molto dopo che saranno morti e sepolti e hanno fatto tanti quattrini fino al punto che che i loro pro nipoti avranno i mezzi necessari per creare le proprie sfere del tuono (cit. Mad Max, ndt.) in cui vivere.

C'è un copione sperimentato per portare il pubblico e il governo statunitense a diventare completamente scettici sulla scienza ufficiale. Il primo passo è assicurarsi di comprare la fedeltà di quanti più Deputati e Senatori possibile e il secondo passo e far sembrare i dati scientifici fraudolenti. Le grandi società del tabacco erano abituate a questo ed erano molto brave a farlo. In quei giorni, possedevano tutti i membri del Congresso in Virginia, nelle due Carolina, nel Tennessee, in Mississippi e in Alabama, che erano gli stati in cui veniva prodotto gran parte del tabacco. Una volta sistemato questo aspetto, è stato ridicolmente facile rallentare, neutralizzare o ammazzare completamente ogni legge sul tabacco. Le società del tabacco hanno anche sempre avuto qualche Professor Frink di turno a libro paga per testimoniare di fronte al Congresso e contraddire qualsiasi cosa dicesse la American Lung Association. Considerando che milioni di americani erano completamente drogati di sigarette, questi sono stati più che felici che il tabacco non fosse poi così male per loro. E le società del tabacco stesse erano senza vergogna. Per esempio, ecco un filmato dei dirigenti di ogni società di tabacco in America che proclamano di fronte al Congresso che la nicotina non dà minimamente dipendenza. Questo ha funzionato dannatamente bene per circa 60 anni, finché il tasso di morti legate al fumo è diventato troppo grande da ignorare.

Il tabacco è stato capace di regnare sovrano in questo paese perché Big Tobacco aveva miliardi di dollari da spendere ed un relativo pugno di Deputati e Senatori in mano. Oggigiorno, il malvagio della storia possiede praticamente ogni Deputato e senatore del Partito Repubblicano. Il tabacco veniva coltivato in pochi stati. L'energia e la produzione sono ovunque. Si produce carbone i 26 stati. Si produce petrolio in Alaska, Texas, California, i due Dakota, Louisiana, ecc, ecc. E se in uno stato non c'è produzione di petrolio, ci sono certamente delle raffinerie di petrolio in quasi ogni stato del paese. Il fracking per il gas naturale è in atto ovunque. E se il vostro stato non ha a che fare con le materie prime, è una scommessa sicura che abbia a che fare con gli utilizzatori finali delle materie prime. Pensate che General Motors, Chrysler, Ford e tutti i produttori di auto stranieri che hanno stabilimenti in tutto il paese siano particolarmente esaltati dagli standard di efficienza dei consumi? Pensate che i governi degli stati vogliano sborsare soldi per qualche nuovo parco eolico fricchettone quando la centrale a carbone sperimentata è ancora in piedi e funzionante?

L'industria dei combustibili fossili è dappertutto e, mentre la manifattura in America sta morendo, c'è n'è ancora abbastanza, e non è una sostenitrice di ciò che potrebbe significare il cambiamento climatico per le loro linee di fondo. E grazie alla decisione Cittadini Uniti della Corte Suprema, questa gente può dare molti più soldi alle campagne elettorali per il Congresso o per il Senato di quanti abbia mai potuto dare Big Tobacco. E non fate errori su questo, gran parte del Partito repubblicano è posseduto completamente.

Di recente al senato c'è stato uno di quei voti tipo “stiamo solo facendo una dichiarazione” in cui hanno determinato che il cambiamento climatico è reale, ma la maggioranza dei Senatori ha dichiarato che benché possa essere reale, l'attività umana non ha niente a che vedere con esso. Ciò potrebbe sembrare una sottigliezza, ma è una sottigliezza con conseguenze gravi. Significa che il Senato sta rendendo del tutto chiaro che sono d'accordo col fatto che l'industria dei combustibili fossili continui a fare quello che le pare.

L'industria dei combustibili fossili sta facendo molto di più che comprare semplicemente i politici. Stanno anche finanziando un enorme pressione pubblicitaria, che va dalle cose grandi, come far sembrare che tutti i climatologi che ci avvertono dei pericoli del cambiamento climatico sono solo dei ciarlatani che cercano finanziamenti, alle piccole cose, come far sembrare che l'energia rinnovabile verde sia in qualche modo vagamente di sinistra e per fighetti anziché essere semplicemente pratica.

Parlando personalmente, se fossi uno scienziato che fosse semplicemente interessato ai soldi, non avrebbe avuto più senso per me lavorare con le industrie Koch? Hanno più soldi che escono dai loro vecchi culi raggrinziti, mentre i climatologi devono andare a vendere torte per poter continuare col loro lavoro. Ma questa pressione pubblicitaria sta funzionando nel cambiare le idee dell'americano medio? Assolutamente. Parlate di cambiamento climatico ad un elettore standard repubblicano e è come se sentisse il tema musicale di La Stangata. Inoltre, considerate anche il fenomeno “rolling coal”. Nelle aree rurali, i possessori di camion stanno truccando i loro mezzi con ciminiere che emettono dei nuvoloni neri di fumo da combustione di gasolio pigiando un bottone. Di solito lo fanno quando passa qualcuno con una Prius. Perché, sapete, fanculo loro e il riscaldamento globale. Voglio dire, è nevicato quest'anno, no?

I produttori di energia non hanno affatto paura di fare esempi di gente normale, se non riescono ad averla vinta. C'è questa società di carbone chiamata Murray Energy, di proprietà di un devoto, Timorato di Dio e stronzo totale di nome Robert Murray, e il giorno dopo che Obama ha rivinto le elezioni, ha chiamato un gruppo di impiegati e letto la seguente preghiera:

“Buon Dio:

Il popolo americano ha fatto la sua scelta. Ha deciso che l'America deve cambiare strada, allontanarsi dai principi dei suoi Fondatori. E di allontanarsi dall'idea di libertà individuale e responsabilità individuale. Di allontanarsi dal capitalismo, dalla responsabilità economica e dall'accettazione personale. Siamo un Paese in favore della redistribuzione, della debolezza nazionale e degli standard di vita ridotti e di livelli sempre più bassi di libertà personale. 

Gli acquirenti hanno messo in minoranza i produttori. In risposta a questo, mi sono rivolto alla mia Bibbia e Pietro II, Capitolo 1, versi 4-9 dice: “ Alla fede dobbiamo aggiungere la bontà; alla bontà, la conoscenza; alla conoscenza, l'autocontrollo; all'autocontrollo, la perseveranza, alla perseveranza, la devozione, alla devozione, la tenerezza; alla tenerezza fraterna, l'amore'. 
Signore, per favore perdona me e tutti quelli che sono con me nella Murray Energy Corp. Per le decisioni che ora siamo costretti a prendere per preservare l'esistenza stessa di tutte le imprese che ci hai aiutato a costruire. Chiediamo la tua guida in questo tempo drastico con le decisioni drastiche che verranno prese per avere una qualche speranza della nostra sopravvivenza come impresa commerciale americana. 

Amen”.

Poi ha licenziato 200 persone. Che è proprio quello che avrebbe fatto Gesù. Voi ragazzi ricorderete che nella Bibbia Gesù aveva 20 discepoli, ma ne ha dovuti licenziare un po' perché non faceva abbastanza soldi?

Murray lo stronzo ha dato la colpa del licenziamento alla “guerra al carbone” di Obama, ma in realtà Obama non ha fatto niente di che. Murray stava dando un esempio ai suoi dipendenti, così come qualsiasi altro americano che lavorasse direttamente o indirettamente per l'industria dei combustibili fossili. Volete continuare a lavorare? Attenti a come votate.

Odio darvi cattive notizie, ma per cambi davvero qualcosa riguardo alla politica americana sul clima, dovrà accadere qualcosa di davvero terribile, voglio dire davvero terribile, tipo che dovremo perdere la Florida, o Manhattan debba finire sotto il livello del mare. Ci sono troppi soldi di mezzo e il nostro sistema viene truccato troppo facilmente perché questi vadano in qualsiasi altra direzione.



venerdì 20 febbraio 2015

Appaiono nuove voragini a Yamal

Da “BarentsObserver”. Traduzione di MR (h/t Gianni Comoretto e Maurizio Tron)


Le voragini potrebbero costituire un serio pericolo per l'industria petrolifera e del gas in espansione nella Penisola di Yamal (Foto: vniigaz.gazprom.ru)

Sono state scoperte altre otto voragini vicino al gigantesco giacimento di gas di Bovanenkovo, nella Penisola di Yamal.

Di Atle Staalesen 

Gli scienziati dicono di aver scoperto altre otto voragini nel raggio di 10 chilometri dal giacimento di Bovanenkovo. I crateri sono tutti localizzati intorno al grande buco scoperto dai petrolieri nel luglio 2014, riporta la Yamalpro.ru. Le voragini potrebbero costituire una sfida seria all'industria del gas che si sta rapidamente espandendo nell'area. Gazprom ha investito miliardi nello sviluppo del giacimento di Bovanenkovo, la più grande struttura per il gas della penisola con 4,9 trilioni di metri cubi di gas stimati di risorse. Una nuova ferrovia ora connette il giacimento con la rete ferroviaria nazionale e un gasdotto diretto ad occidente porta il gas ai compratori europei. L'infrastruttura potrebbe essere messa in pericolo se appaiono altri crateri nella zona.

Gazprom sta per sviluppare diversi altri giacimenti di gas nell'area e anche altre società sono fortemente rappresentate, fra loro la Novatek nel progetto per i Liquidi del Gas Naturale Yamal LNG e la Gazprom Neft nel progetto Novoportovsky. La prima voragine di Yamal ha occupato i titoli dei giornali in tutto il mondo. Con un cratere con un diametro di quasi 60 metri, il fenomeno è stato subito bollato come il Buco Nero di Yamal. Gli scienziati credono che il buco sia stato creato a seguito del rilascio di gas metano e del successivo collasso del permafrost. Le otto nuove voragini sono più piccole in dimensioni di quella scoperta lo scorso luglio. I ricercatori credono che sia probabile che le voragini più grandi vengano circondate da altre più piccole e ora stanno mappando la penisola per essere in grado di prevedere i siti dei nuovi buchi. Come riportato dal BarentsObserver, lo stesso rilascio di metano sta raggiungendo grandi proporzioni nel vicino Mare di Kara. Il clima più caldo è il motore del processo. Commentando sulla situazione, Alexei Portnov del Centro per gli Idrati di Gas, il Clima e l'Ambiente dell'Artico (CAGE) dice che un aumento della temperatura del mare di due gradi “accelererà lo scongelamento all'estremo e aumenterà di conseguenza le emissioni di metano.


Addio 'tight oil'! la verità sul numero delle piattaforme

Dapetroleumtruthreport”. Traduzione di MR (h/t Antonio Turiel)

Di Arthur Berman

La produzione statunitense di tight oil dai giacimenti di scisto crollerà più rapidamente di quanto non si creda. Perché? Gli alti tassi di declino dei bacini di scisto sono un dato di fatto. Le ragioni più interessanti sono gli effetti combinati del pad drilling sulla quantità di piattaforme e le prestazioni medie dei pozzi nel tempo. La produttività delle piattaforme è aumentata ma la produttività media dei pozzi è diminuita. Ogni piattaforma usata nel pad drilling ha circa il triplo di impatto sul tasso di produzione quotidiana di quella di una piattaforma prima del pad drilling. Allo stesso tempo, la produttività media dei pozzi è diminuita di circa un terzo. Ciò significa che i tassi di produzione crollano ad un tasso molto maggiore oggi che durante i periodi di crollo del numero delle piattaforme. Gran parte dei pozzi di scisto oggi vengono trivellati da rampe. Una piattaforme trivella molti pozzi dalla stessa posizione in superficie, come mostrato sotto.



Il giacimento di scisto di Eagle Ford nel sud del Texas è uno dei maggiori responsabili dell'aumento della produzione petrolifera statunitense. Pochi grafici provenienti dal giacimento di Eagle Ford dimostreranno il perché credo che la produzione statunitense crollerà prima e più bruscamente di quanto prevedono molti analisti. Il primo grafico mostra che il numero di piattaforme di trivellazione attive (scala di sinistra) nel giacimento di scisto di Eagle Ford si è stabilizzato a circa 200 man mano che il pad drilling è diventato comune. Il numero di pozzi in produzione (scala in basso), tuttavia, ha continuato ad aumentare. Ciò avviene perché una singola piattaforma può trivellare molti pozzi senza perdere tempo per smobilitare e reinstallare. In altre parole, la trivellazione è diventata più efficiente in quanto serve meno tempo per trivellare un maggior numero di pozzi.

giovedì 19 febbraio 2015

Fregare il picco del petrolio: ci riusciremo ancora una volta?

DaResource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi


Il picco mondiale della produzione di petrolio convenzionale è avvenuto nel 2005-2006, ma l'offerta di combustibili liquidi non è diminuita, principalmente a causa dei giacimenti di “petrolio di scisto” (o “tight oil”) recentemente sviluppati. Con l'incombente picco mondiale di “tutti i liquidi” è probabile che l'industria tenterà un nuovo e strenuo sforzo  per strizzare le ultime gocce di petrolio liquido da qualsiasi fonte ci sia a disposizione, a prescindere da quanto sia sporca e costosa. Non è sicuro che il tentativo avrà successo, ma è probabile che dalle fucine sataniche di Sauron verrà fuori qualche nuova mostruosità. 

Il picco del petrolio è una cosa che viene definita una “teoria”, in senso dispregiativo. Ma il concetto non è solo una teoria; i picchi di produzione sono fatti storicamente osservati che si verificano non solo per il petrolio, ma per qualsiasi risorsa naturale che venga sfruttata oltre la sua capacità di riformarsi (vedi olio di balena). Non solo i picchi sono un fenomeno comune, ma spesso possono anche essere previsti con una certa precisione. E' il caso di due dei maggiori eventi di questo tipo; il picco del petrolio negli Stati Uniti nel 1970 e il picco mondiale del petrolio "convenzionale" nel 2005-2006. Il primo è stato previsto da Marion King Hubbert nel 1956, il secondo da Campbell e Laherrere nel 1998. Eppure, nonostante la buona precisione di queste previsioni, i “picchisti” vengono spesso presi di sorpresa quando questi picchi non portano ad un declino dell'offerta di combustibili. Il picco statunitense del 1970 è stato compensato dall'aumento delle importazioni di petrolio e da un grande passaggio al carbone per la produzione di elettricità. Il picco mondiale del 2005-2006 è stato compensato dall'aumento della produzione di petrolio non convenzionale, in particolare di “tight oil” (chiamato comunemente “petrolio di scisto). Alla fine, nessuno di questi picchi è stato, per la specie umana, il grande punto di svolta che alcuni avevano previsto.

Oggi, siamo di fronte ad un nuovo picco. Il collasso dei prezzi del petrolio della fine del 2014 è un'indicazione del fatto che il mercato non riesce ad assorbire il petrolio non convenzionale abbondante – ma caro – che può essere teoricamente prodotto. Il risultato è il “picco dei liquidi” che è in arrivo al massimo entro pochi anni, secondo Arthur Berman. Ma, proprio come è successo in passato, l'industria non se ne starà con le mani in mano. Cercherà attivamente nuove risorse per mantenere la produzione costante. Il picco del petrolio può essere ancora una volta ingannato, almeno per qualche tempo?

Come è risaputo, le previsioni sono difficili, specialmente quando riguardano il futuro. Ma sembra evidente che, là fuori, qualcosa si sta muovendo e vengono esplorate “nuove soluzioni” per contrastare il declino incombente dei combustibili liquidi. L'enfasi sull'energia nucleare dell'ultimo rapporto della IEA è un segno dei tempi. Ma il nucleare non produce combustibili liquidi e i costi e le complicazioni associate lo rendono un improbabile salvatore del mondo. La stessa cosa si può dire dei biocombustibili: inefficienti e consumatori di terreni agricoli, hanno già raggiunto i loro limiti pratici. Piuttosto, l'industria petrolifera è sempre stata brava a strizzare combustibili liquidi dalle fonti più sporche possibili. Le sabbie bituminose rimangono una risorsa potenzialmente ampia, ma il loro sfruttamento è enormemente costoso. Forse è più probabile che il nuovo “miracolo” si possa trovare nel processo di liquefazione del carbone.

Questo coso andava a benzina sintetica

Trasformare carbone in liquidi è un'idea vecchia e negli anni 40 i tedeschi hanno alimentato tutta la loro macchina da guerra usando combustibili sintetici prodotti dal carbone. E' stata una produzione piccola in confronto a quello di cui abbiamo bisogno oggi, ma mostra che, in una situazione di emergenza, il carbone può venire in soccorso.

Fare combustibili dal carbone è stato preso in considerazione durante la prima crisi petrolifera degli anni 70, anche se è risultato che non fosse necessario. Poi, nel suo rapporto del 2005, Robert Hirsch ha suggerito che il picco del petrolio poteva essere scongiurato da un programma intensivo – fra le altre cose- di liquefazione del carbone. La tecnologia è nota, alcuni impianti sono in funzione già ora, Wikipedia elenca 6 impianti in funzione negli Stati Uniti ed altri 6 al di fuori degli Stati Uniti. Molti altri sono pianificati. Così, se un programma intensivo sul carbone dovesse partire ora, potrebbe produrre una buona parte della domanda statunitense in 10 anni, circa 5 milioni di barili al giorno (immagine sotto dal rapporto Hirsch), un impatto simile a quello ottenuto dal petrolio di scisto in un periodo di tempo analogo.



E' davvero possibile? Vedremo una corsa al carbone simile alla corsa allo scisto che abbiamo visto durante più o meno l'ultimo decennio? Non si può escludere. Le riserve mondiali di carbone sono – teoricamente – molto grandi, ma il fatto che siano o meno estraibili è un'altra questione. Prima che questo venga accertato, tuttavia, non è improbabile che il sistema finanziario possa essere convinto a buttare grandi quantità di soldi nella nuova avventura, potenzialmente molto redditizia, della liquefazione del carbone. 

Il problema vero è, naturalmente, che cercare di sostituire il petrolio col carbone significherebbe portare l'atmosfera terrestre ben al di là del “punto di non ritorto” del cambiamento climatico. Significherebbe sacrificare un intero pianeta in cambio di poter guidare i nostri SUV per qualche anno in più. Eppure, la sete di combustibili liquidi è così forte, e il negazionismo della scienza del clima così diffuso e radicato, che è difficile pensare che la corsa al carbone possa essere fermata se – per disgraziadovesse dimostrarsi (o solo percepita come) economicamente redditizia. Così, prima di abbandonare i combustibili liquidi ed ammettere che la sola via d'uscita è darsi alle rinnovabili, è del tutto possibile che dalle fucine sataniche di Sauron venga fuori qualche nuova mostruosità. 




mercoledì 18 febbraio 2015

Pellet: energia verde o una nuova fonte di emissioni di CO2?

Da “Resilience”. Traduzione di MR. Originariamente pubblicato su Yale Environment 360

Di Roger Real Drouin

Bruciare pellet per produrre elettricità è in aumento in Europa, dove i pellet sono classificati come forma di energia rinnovabile. Ma negli Stati Uniti, dove gli impianti per fare il pellet vengono rapidamente costruiti, crescono le preoccupazioni circa il disboscamento e il carbonio rilasciato dalla combustione di biomassa legnosa. Nel 2011, la Enviva – la più grande esportatrice di pellet degli Stati Uniti – ha aperto il suo impianto di punta per la produzione di pellet ad Ahoskie, North Carolina. L'impianto trasforma ogni anno 850.000 tonnellate di alberi e legno di scarto in sottili pellet che vengono spediti in Europa e bruciati in centrali elettriche per ciò che viene propagandata come una forma di elettricità rinnovabile.


La Dogwood Alliance della Enviva ad Ahoskie, North Carolina, impianto di produzione del pellet che trasforma ogni anno 850.000 tonnellate di alberi e legno di scarto in pellet.


Due anni dopo, la Enviva ha aperto un altro impianto di triturazione a 50 km dalla Contea di Northampton, in North Carolina, e per il 2016 è previsto che la società gestisca otto impianti di triturazione per il pellet dalla Virginia al Mississippi. Altrove negli Stati Uniti sudorientali, altre società stanno progettando o rapidamente costruendo impianti per produrre pellet. Un impianto di triturazione previsto dalla Biomass Power Louisiana a Natchitoches, Los Angeles, produrrà 2 milioni di tonnellate di pellet all'anno. La Drax, una società di servizi britannica che sta adottando misure per trasformarsi prevalentemente in una produttrice di energia da biomasse, ha detto che aprirà quattro suoi grandi impianti di triturazione per produrre pellet in Mississippi, South Carolina e Louisiana.

La domanda di questa presunta forma di energia verde è così robusta che le esportazioni di pellet dagli Stati Uniti è quasi raddoppiata dal 2012 al 2013 e sono previste quasi raddoppiare di nuovo a 5,7 milioni di tonnellate nel 2015. L'impennata della produzione è alimentata dalla domanda in crescita nel Regno Unito e in Europa, che stanno usando pellet per sostituire il carbone per la generazione di elettricità e il riscaldamento. Il programma per il 2020 dell'Unione Europea classifica il pellet come una forma di energia rinnovabile a zero emissioni di carbonio e le società europee hanno investito miliardi per trasformare le centrali a carbone in impianti che possono bruciare pellet.

Ma mentre la produzione di pellet esplode nel sudest degli Stati Uniti, gli scienziati e i gruppi ambientalisti stanno sollevando domande significative su quanto sia realmente verde bruciare pellet. L'industria del pellet dice di usare in prevalenza rami di alberi e altri scarti di legno per produrre pellet, rendendoli una forma di energia ad emissioni zero. Ma molti ambientalisti e scienziati credono che le attuali pratiche dell'industria siano tutt'altro che ad emissioni zero e che minaccino alcuni degli ultimi ecosistemi rimasti nel sudest degli Stati Uniti, compreso il bacino del fiume Roanoke che circonda l'impianto di Ahoskie e gli ecosistemi del pino palustre vicini all'impianto di triturazione della Enviva a Cottondale, in Florida. I critici contestano che la Enviva ed altri produttori di pallet spesso tagliano gli alberi interi – compresi i legni massicci provenienti dalle aree golenali – che possono impiegare un tempo lungo per ricrescere, rendendo così la combustione di pellet una fonte complessiva di emissioni di CO2.

“Li tagliano [gli alberi] e li bruciano per produrre energia in Europa – una pratica che degrada l'habitat cruciale delle foreste ed aumenta le emissioni di carbonio per molti decenni a venire”, dice Debbie Hammel, un esperto di risorse in forze al Consiglio di difesa delle Risorse Naturali (Natural Resources Defense Council – NRDC). Meno di un anno dopo che ha aperto l'impianto di Ahoskie della Enviva, il NRDC ha cominciato a monitorare come l'impianto  avesse un impatto sulle foreste vicine e quali tipi di alberi venissero usati per produrre pellet. Man mano che la domanda di produrre più pellet è aumentata, il NRDC ha osservato che le zone umide ricoperte di foreste nel bacino di Roanoke sono iniziate a sparire. “Una percentuale significativa della fonte di legno che la Enviva usa proviene dalle foreste di legno massiccio” dice Hammel, osservando che il disboscamento in quelle zone umide e nelle aree golenali crea grandi impatti ecologici, compresa la minaccia a specie come le cicogne dei boschi e gli usignoli cerulei. Secondo Hammel ed altri, bruciare pellet per produrre elettricità è di gran lunga più dannoso per l'ambiente e il clima che non le fonti di energia rinnovabile come solare ed eolico.

I funzionari dell'industria dicono, tuttavia, che produrre e bruciare pellet è una parte importante del mix di opzioni di energia rinnovabile. Seth Ginther, direttore esecutivo dell'Associazione Industriale del Pellet degli Stati Uniti, dice che il pellet è una “alternativa a basso costo e a basse emissioni” al carbone. In aggiunta, dice, la biomassa di legno ha meno zolfo, azoto, ceneri, cloro ed altre sostanze chimiche rispetto al carbone e ai combustibili fossili tradizionali. I produttori di pellet stanno usando legno di scarto e fibre legnose di basso livello in molti casi, secondo Ginther. Questo mercato di nicchia sta permettendo ad alcuni proprietari terrieri di continuare a piantare e coltivare alberi, piuttosto che abbattere i boschi per lo sviluppo commerciale o l'agricoltura. “La nostra industria aiuta ad incoraggiare i proprietari di foreste a riforestare e ripiantare, quindi questo mercato aiuta a mantenere in opera le foreste”, dice  Ginther. E dice anche che l'industria del pellet statunitense può attendersi una crescita anche più robusta se il mercato commerciale asiatico o il mercato residenziale europeo abbraccia la combustione di biomassa da legno. “Gli stati Uniti si sono insediati come una fonte sostenibile di fibra per la bioenergia e siamo molto orgogliosi del fatto che così tanti clienti europei si stiano rivolgendo ai produttori statunitensi per il loro approvvigionamento”, dice Ginther.

L'industria del pellet è davvero decollata nel 2012, dopo che il Dipartimento dell'Energia e del Cambiamento Climatico del Regno Unito ha pubblicato le linee guida sulla direzione della politica delle energie rinnovabili britannica per il prossimo futuro. Le linee guida hanno incoraggiato le società di servizi a trasformare i generatori alimentati a carbone in generatori che usano biomassa di legno ed ha fornito alle società di servizi l'opzione di bruciare pellet per aiutarle a soddisfare gli standard dell'Unione Europea di inquinamento dell'aria e di energia rinnovabile. Le società elettriche hanno quindi cominciato a trasformare il sudest degli Stati Uniti, dove il disboscamento è consolidato e molto meno limitato che in Europa, come fornitore primario di pellet. “E' l'UE che ha spinto quest'esplosione industriale”, dice Hammel.



NRDC/Dogwood Alliance. Foreste di legno massiccio delle zone umide vicino all'impianto della Enviva a Ahoskie, North Carolina.

Alcuni scienziati dicono che ci sono ancora più domande che risposte quando si tratta della combustione di pellet per l'energia in modo commerciale ed è in gran parte una questione di calcoli di ciclo del carbonio. Bob Abt, un professore di economia e gestione delle risorse naturali dell'Università di Stato del North Carolina, dice che molto dipende dall'origine e dal tipo di alberi usati per alimentare gli impianti di triturazione per il pellet. Bruciare pellet di legna rilascia la stessa quantità se non di più di biossido di carbonio per unità di energia che bruciare carbone, quindi perché la combustione di pellet sia ad emissioni zero, il carbonio emesso nell'atmosfera deve essere ricatturato in foreste rigenerate, dice Abt. Il legno di scarto, come le potature degli alberi e le parti inutilizzate degli alberi avanzate nelle segherie, sono il materiale migliore per il pellet, dice Abt. Ma lui ed altri dicono che non esistono tali rifiuti di legno in quantità sufficienti per alimentare la crescita della domanda di pellet. Quindi l'industria si è rivolta agli alberi interi.

Gli alberi dal legno tenero come il pino rigido coltivato in piantagioni gestite può essere piantato e ricrescere relativamente in fretta dopo il raccolto e la rimozione selettiva di alcuni alberi potrebbe verificarsi entro 12 anni. Quando viene usato il legno tenero, il carbonio rilasciato durante la combustione del pellet per la produzione di elettricità può quindi essere sequestrato e immagazzinato nei nuovi alberi. Ma usare gli alberi a legno duro delle golene dà un diverso calcolo del carbonio, dice Abt. Usare queste specie di alberi richiede un tempo molto più lungo per compensare il carbonio rilasciato, in quanto il legno duro delle golene cresce più lentamente. Abt evidenzia anche che le foreste dei piani alluvionali, che appartengono tipicamente a piccoli proprietari, tendono a non aderire agli standard di certificazione della sostenibilità. La rigenerazione nelle golene tende anche ad essere più variabile e dipende dalle condizioni idrologiche locali.

Quando un impianto di triturazione consuma quasi un milione di tonnellate di legno all'anno, è difficile tracciare da dove venga ogni singolo albero, secondo Abt ed altri esperti. Ma la Forisk, una società di consulenze che traccia le tendenze dell'industria forestale, calcola che la maggioranza del legno usato nell'impianto di Ahoskie della Enviva provenga da alberi a legno duro – compresi quelli che si trovano tipicamente nelle foreste delle zone umide. Generalmente, gli impianti di triturazione del pellet nel North Carolina e in Virginia dipendono più da questi legni duri che crescono più lentamente, mentre in Georgia, per esempio, si utilizzano principalmente piantagioni di pini, dice Abt. Queste due diverse classi di alberi sono “su lati opposti dello spettro”, quando si tratta di gestione forestale e di quanto carbonio viene rilasciato e sequestrato, osserva. Se l'industria del legname nel sudest degli Stati Uniti raccoglie tutti i rami, le radici e altri scarti di alberi ed usa quel legno per fare pellet, William Schlesinger, che è presidente emerito dell'Istituto Cary di Studi dell'Ecosistema e biogeochimico che studia i cicli del carbonio, non avrebbe problemi con essa. Il problema, dice, è quando i pellet sono fatti con legno duro vergine e di seconda crescita.

“La prova migliore che abbiamo è che non tutto il pellet proviene dagli scarti di legno e che crea un deficit di carbonio”, dice Schlesinger, che è stato uno degli scienziati che ha scritto una lettera all'EPA (Environmental Protection Agency) invitando l'agenzia a creare forti standard di inquinamento per l'energia da biomasse. Schlesinger indica le foto aeree distribuite dal Southern Environmental Law Center che mostrano querce di grande diametro e noci americani abbattuti per la produzione di pellet di legna nell'impianto di Ahoskie della Enviva. Uno studio dell'impianto di Ahoskie commissionato dal Southern Environmental Law Center e dalla National Wildlife Federation ha scoperto che più del 50% delle probabili zone di approvvigionamento dell'impianto di Ahoskie sono le foreste delle zone umide. Più di 168.000 acri di foresta delle zone umide sono a rischio di essere tagliate per produrre pellet solo in questo impianto, ha detto lo studio. Il NRDC sta attualmente intraprendendo uno studio usando dati GPS per mappare i punti caldi in cui gli impianti di pellet hanno gli impatti maggiori attraverso gli Stati Uniti sudorientali. Il gruppo pensa di pubblicare lo studio questa primavera, sottolineando il disboscamento intorno agli impianti di produzione del pellet.

Schlesinger dice che i calcoli recenti in cui sono stati usati i dati della EIA e della IEA mostrano che bruciare pellet produce grandi impatti sulle foreste per quantità molto modeste di bioenergia. Per esempio, la IEA prevede che per produrre il 6,4% dell'elettricità globale bruciando biomassa legnosa nel 2035, il raccolto globale di alberi commerciali – tutti gli alberi abbattuti eccetto la legna tradizionale – dovrebbe aumentare del 137%. Non sono solo le società di servizi europee che potrebbero finire per bruciare pellet su scala industriale. Hammel, del NRDC, osserva la possibilità di un passaggio significativo alla combustione di legno in modo commerciale qui negli Stati uniti, a seconda di come l'EPA degli Stati Uniti decida di conteggiare le emissioni di gas serra dalle centrali che bruciano biomasse. “Sarebbe un errore per l'EPA dare ai produttori di energia da biomasse un lasciapassare sulla responsabilità del carbonio”, dice Hammel. “Abbattere e bruciare alberi per l'energia è un passo nella direzione sbagliata per il clima e per le nostre foreste”.



martedì 17 febbraio 2015

Sei mesi ancora di petrolio di scisto, e poi si chiude

DaBloomberg”. Traduzione di MR

Di Joe Carroll



Un assistente attende per allineare le tubazioni durante le trivellazioni nella formazione di scisto di Bakken il 23 luglio 2013 nei pressi di Watford City, North Dakota.Foto: Andrew Burton/Getty Images

I trivellatori di petrolio cominceranno a collassare sotto il peso dei prezzi del greggio più bassi durante il secondo trimestre e coloro che fanno prospezioni energetiche che li ingaggiano li seguiranno a breve, secondo la Conway Mackenzie Inc., la più grande società di ristrutturazioni degli Stati Uniti. Le società che trivellano pozzi e gestiscono i giacimenti per conto dei produttori di petrolio saranno i primi a cadere dopo che il riferimento del greggio americano, il West Texas Intermediate, ha perso il 57% in sette mesi, ha detto John T. Young, la cui ditta ha accompagnato la città di Detroit attraverso il suo fallimento nel 2013. Le società petrolifere hanno tagliato migliaia di posti di lavoro, ritardato miliardi di dollari in progetti e diminuito o ridotto di scala piani di espansione in risposta alla prolungata disfatta dei prezzi del greggio. Per i fornitori di servizi dei giacimenti petroliferi che testano i pozzi e consolidano i pozzi con cemento ed acciaio, l'impatto delle riduzioni del prezzo proiettato su di loro da chi fa prospezione, comincerà a picchiare duro durante il secondo trimestre, ha detto Young giovedì. “Il secondo trimestre sarà devastante per le società di servizi”, ha detto Young in un'intervista telefonica da Houston. “Ci sono di sicuro società che chiuderanno”. I fornitori di servizi ai giacimenti stanno affrontando un “doppio colpo”, dice. Anche le compagnie petrolifere stanno stanno chiedendo riduzioni di prezzi dal 20 al 30%, stanno anche allungando i tempi di attesa per i pagamenti, allargando gli intervalli di flusso di cassa per le ditte di trivellazione e di equipaggiamento, ha detto.

Ruote che cigolano

Young, che ha ristrutturato più di una dozzina di società energetiche e consigliato la Delta Petroleum Corp. Di Kirk Kerkorian durante il suo fallimento del 2011, sta avvertendo i trivellatori di monitorare i produttori di petrolio per cui lavorano per avere un flusso di cassa futuro protetto con strumenti di copertura come swap e collar. La quantità di produzione di petrolio e gas naturale prevista per il 2015 che una società ha coperto è un forte indicatore del fatto che saranno o meno in grado di pagare i propri conti, ha detto. Un altro parametro importante è quanto viene attinto dai prestiti revolving, ha detto Young. “Sto loro dicendo che devono davvero tenere d'occhio questa cosa e che devono essere delle ruote che cigolano”, ha detto. “Dovete cominciare a archiviare vincoli (liens) se vedete che una società comincia ad andare giù”. Negli Stati Uniti, un vincolo è una rivendicazione legale nei confronti della proprietà di un debitore per forzare il pagamento di un conto non pagato. Il West Texas Intermediate (WTI), nel gergo petrolifero, è sceso del 3,1% a 46,31 dollari al barile giovedì a New York. Il prezzo è stato al di sotto dei 70 dollari dall'inizio di dicembre ed ha toccato il minimo in 5 anni e mezzo a 44,20 il 13 gennaio. “Quando ho visto il WTI toccare i 65 dollari, ho pensato che saremo molto occupati con le ristrutturazioni”, ha detto Young. “Quando abbiamo toccato i 40 dollari, sapevo che avremmo assistito a liquidazioni definitive”.